I costumi nella danza del ventre

Quello che oggi viene considerato il costume tipico della danza orientale, ovvero un reggiseno molto decorato, possibilmente con monetine o perline, e una gonna con una cintura che segna i fianchi e tintinna, è in realtà un portato della cultura occidentale.

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Costume Monete – danzaorientale.com


I primi europei che nel Settecento arrivarono in Nord Africa trovarono danzatrici vestite in modo più semplice: indossavano una camicia leggera, lunga e aderente, con dei bottoni sul davanti, oppure un giubbetto più corto, e sotto una gonna o un paio di ampi pantaloni. Sui fianchi usavano annodare una sciarpa, per evidenziare il punto nevralgico da cui si irradiava il movimento: ma si trattava di semplice tessuto, mentre le monetine si trovavano piuttosto nei copricapo, forse per ricordare (o incoraggiare) la tradizione di ricompensare la brava danzatrice con una moneta d’oro, alla fine della sua esibizione.



Alcuni resoconti di viaggio dell’epoca raccontano come il viso della danzatrice divenisse quasi una maschera d’oro, al termine della performance: come a dire che, se il pezzo era stato ben eseguito, la danzatrice doveva sudare… e allora le monete restavano incollate sulla sua fronte!
Ma come si passò da questo costume tradizionale a quello che oggi è considerato classico per il raqs sharqi?
Il momento fondamentale di passaggio fu la solita Esposizione Universale di Chicago del 1893. Qui, nella ricostruzione di un villaggio arabo, si esibì la danzatrice Little Egypt, e il suo costume, già un po’ “ridotto” per accontentare l’occhio occidentale, divenne il punto di partenza per la codificazione del costume tipico della danza del ventre.

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Little Egypt – danzaorientale,.com

Da quel momento in poi, il ventre della ballerina andò scoprendosi sempre di più, mentre il reggiseno si arricchiva e la gonna si faceva più succinta, guadagnando uno o due spacchi da cui, nel corso del ballo, si intravedevano le gambe…



Il costume così rivisitato tornò in Egitto, nei cabaret, primo fra tutti quello di Badi’a Masabni, e qui si arricchì ulteriormente di decori, paillettes, perle e monetine.
Senonché in Egitto, dagli anni ’50 del Novecento in poi, fu proibito danzare a ventre scoperto e ombelico di fuori: e allora ecco l’origine di quegli abiti da sharqi che sarebbero sostanzialmente due pezzi tenuti insieme da un tulle o da un tessuto trasparente che salva la danzatrice dallo scandalo.

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